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Ritorno al futuro prossimo
Questo è un post che viene dal futuro, per la precisione dal 27 maggio 2019. Lo sto scrivendo esattamente un mese prima per vedere se la comunicazione dal futuro al passato funziona.
Il 26 maggio la sinistra ha (ri)perso
Ieri (lo ieri del futuro, il 26 maggio 2019) era una calda e soleggiata domenica italiana e, per un motivo o per l’altro, il 60% circa degli aventi diritto non è andato a votare.
Come succede da un paio d’anni, anche in questa consultazione elettorale la sinistra ha perso. Oggi (27 maggio) il segretario del PD Zingaretti ammette la sconfitta e dichiara, per usare un’espressione originale, che il PD deve fare autocritica e che le motivazioni della sconfitta sono:
- le divisioni all’interno della sinistra;
- la difficoltà a comunicare con la “base” o il Paese reale.
Naturalmente queste sono stronzate, o meglio vuote frasi di circostanza che nascondono la ragione principale della sconfitta:
- assenza di un leader carismatico che convinca gli sfiduciati ad andare a votare.
Com'è messa l’Italia?
Guardiamo la situazione con un po’ di obiettività (numeri).
Analfabetismo funzionale
In Italia studiamo meno che nel resto d’Europa: la percentuale di laureati è più bassa di quella di Spagna, Francia, Germania… lasciando stare il nord Europa, ci superano pure Bulgaria e Turchia.
Fonte: Eurostat (link diretto a questa statistica )
Uno studio del 2017 mostra che gli analfabeti funzionali in Italia sono tanti, quasi un terzo della popolazione. Cosa significa nella pratica?
Un politico in televisione parla di un argomento percepito come “caldo” (diciamo la legittima difesa), racconta una balla come ad esempio “abbiamo diritto di difenderci a casa nostra” (falso, la legge non permette né permetterà mai di sparare impunemente, anche a casa tua), e un ascoltatore su tre non solo non capisce che può trattarsi di una presa in giro, ma non capisce neanche l’argomento di cui si parla.
Libertà di stampa
La libertà di stampa in Italia è fra le più basse dell’occidente, come denuncia un rapporto di Strasburgo del 2018.
Non sarebbe corretto incolpare di questo fatto solo il clima avvelenato, oscurantista e retrogrado dell’ultimo anno: in questo frangente partivamo già malissimo venticinque anni fa, quando Silvio scese in campo pur possedendo tre reti televisive e un paio di testate giornalistiche.
Digiuno e astensione
Anche l’affluenza alle urne è bassa: alle politiche del 4 marzo 2018 ha votato il 63% degli aventi diritto, poco più di un maggiorenne su due.
E la situazione non sta migliorando: dopo quasi un anno, alle regionali di febbraio 2019 in Abruzzo e Sardegna l’affluenza è scesa al 52-53%: adesso siamo proprio a uno su due.
A destra, Salvini
È difficile collocare Salvini (e il suo partito) nell’area antifascista e dunque costituzionale.
Cita Benito Mussolini senza nominarlo, in diverse, troppe occasioni perché siano solo coincidenze.
Il migliore è stato il tweet “Molti nemici, molto onore” nel giorno in cui è nato Mussolini (29 luglio).
Non si contano poi i Tiro dritto, Me ne frego e Chi si ferma è perduto.
Si fa chiamare “Capitano” dal suo social media manager Luca Morisi, giusto perché “Duce” è stato già usato.
Rifiuta di partecipare alle commemorazioni del 25 aprile definendole “derby tra fascisti e comunisti”, facendo finta di non sapere che il contrario di fascismo è democrazia, non comunismo.
Il motto del suo partito è “Prima gli italiani”, a prescindere. Non importa se gli italiani che si vanta di difendere sono fascisti, assassini, gangster, stupratori o evasori fiscali: l’idea dietro questo slogan è che essere italiani deve comportare un vantaggio. Per questo principio, se un delinquente è italiano, è “meno delinquente”… una specie di protezione mafiosa.
La sua presenza assillante nei social ha portato i suoi detrattori a coniare hashtag come #MaQuandoLavori e #Selfini .
Pur avendo un ruolo istituzionale, ha sdognato la spocchia, l’astio e il sarcasmo da bullo di quartiere anche nelle comunicazioni ufficiali -in questo, ha completato il lavoro iniziato da Umberto Bossi negli anni ‘90.
Dei propri avversari parla con termini e toni offensivi: “professoroni”, “sinistrati” o “sinistri” sono i termini più
usati per apostrofare chi non la pensa come lui; chi ha perso le elezioni -e ha ancora coraggio di parlare- è definito “rosicone” (termine caro anche al M5S)
e viene invitato a prendere del Maalox. Contro chi non rispetta le leggi, il Duce Capitano invoca la
ruspa - che ha perso un po’ di appeal
ultimamente, forse per la questione dei 49 milioni mai restituiti, e dopo che Salvini ha evitato di farsi processare
grazie al voto del M5S: paura di finire anche lui sotto la ruspa? Forse.
Ma il Duce Capitano non si limita ad insultare direttamente: spesso e volentieri nei suoi post fa la vittima, additando
i contestatori (a volte addirittura minorenni) e lasciando il lavoro sporco ai suoi fan; i più invasati sono arrivati
a minacciare di morte o di violenze varie chi ha osato contestare il Duce Capitano. Quest’ultimo, solitamente,
non prende le distanze dai toni violenti dei suoi commentatori.
L’abitudine a provocare e ad alzare i toni è contagiosa, sterile e inaridisce sia la discussione che il cervello di chi risponde: ogni interazione si riduce a uno scambio di epiteti ed insulti, senza entrare nel merito delle questioni.
In altre parole, la narrazione sterile del Duce/Capitano non riguardando fatti oggettivi, non stimola a riflettere bensì a reagire (non importa se a favore o contro, sui social si contano le interazioni).
Così facendo, ogni suo post agisce da arma di distrazione di massa: sposta l’attenzione dalle questioni importanti a beghe da bar sport, riducendo ogni dibattito a prese di posizione in stile tifo calcistico.
Perfetto, per una platea di semianalfabeti: o sei col Duce Capitano, o sei contro di lui.
A sinistra… sinistra chi?
Alle ultime politiche (4 marzo 2018) nell’area di sinistra/centro-sinistra/centro-centro-sinistra c’erano:
- PD
- LEU
- SEL
- +Europa
- SI (Sinistra Italiana)
- MPD
- Italia dei Valori
- Rifondazione Comunista *
- Partito Socialista Italiano *
(*) (non ci credevo, esistono ancora).
Che sia voluto o meno, la sinistra italiana non è (più) in grado di parlare alla gente: a chi- deluso dalla politica degli ultimi 20 anni- non vota più, alle persone che non leggono, o stentano a capire discorsi difficili.
Per i partiti di sinistra non c'è alcun social media manager in grado di far arrivare la voce di uno Zingaretti o un Calenda a chi dovrebbe ascoltare; non c'è o pare non ci sia un concetto di target (il popolo votante), e se anche ci fosse, basterebbe guardare le statistiche che ho citato per capire che non è il target corretto.
La sinistra sembra rassegnata a criticare quello che dice e che fa la destra di governo; non che manchino gli argomenti, ma così facendo si auto-relega a ruolo di inseguitrice e non propone niente di nuovo se non “mandiamo a casa questo governo”.
Chi oggi vota PD, lo fa per inerzia o per disperazione (che è l’anticamera dell’astensione).
Una sinistra che non è capace di comunicare e non sembra volersi unire neanche adesso, consegna il Paese agli astenuti (e quindi a chi vota da altre parti).
Contro un partito che fa l’occhiolino ai neonazisti, e un altro (M5S) che ha palesato incompetenza in ogni possibile occasione, una coalizione di sinistra potrebbe stravincere.
Invece, i vari leader (Zingaretti, Calenda, Renzi, Martina, eccetera) non fanno un passo per evitare che i partiti di “sinistra” corrano ognun per sè, e sprecano tempo ed energie dietro a scaramucce inutili (Renziani vs. Bersaniani, D’Alema sì/D’Alema no).
Tornando nel passato…
All’ennesima vittoria di Lega/M5S/Neonazisti vari, Zingaretti rispolvera il solito motto: “ora dobbiamo fare autocritica”.
No.
L’autocritica l’hanno già fatta Occhetto (nel 1994 quando ha straperso contro Berlusconi), Veltroni, Bersani… non è mai servito farla dopo aver perso le elezioni: bisogna capire come fare una campagna di comunicazione sensata che riporti alle urne la gente.
E farlo perlomeno qualche mese prima delle elezioni (siamo a fine aprile e tutto tace).
Ah, un’ultima cosa: anche unirsi potrebbe aiutare a vincere.
Come? Sì, sì, LEU la pensa diversamente da SEL, da MPD, da SI, dal PD dei Renziani, dal PD dei Bersaniani, dei Cuperliani, dei Civatiani… vabbè, buona autocritica a tutti.
📷 **Photo credits**
Foto di copertina: 1981 DMC DeLorean Time Machine (Back to the Future Car) 06 by Jack Snell
Licenza: CC BY-NC-SA 2.0